In questi giorni fioccano articoli che parlano di liberalizzazioni dentisti e dintorni su tutti i quotidiani nazionali. La maggior parte degli articoli sono ovviamente critici relativamente all’azione intrapresa da ANDI (Associazione Nazionale Dentisti Italiani) in senso lobbystico per condizionare la proprietà delle catene di studi odontoiatrici. Ho già espresso la mia contrarietà a quest’azione dall’evidente ricaduta negativa su tutta la categoria. In sintesi il punto non è dove le terapie vengano effettuate, se in un “negozio odontoiatrico” su strada appartenente ad una catena creata da un finanziatore non odontoiatra che cerca profitto investendo in sanità piuttosto che in un più classico studio professionale appartenente ad un singolo dentista. Il vero punto è la qualità della prestazione erogata e l’esistenza di meccanismi di controllo e sanzione a tutela dei cittadini per quegli operatori sanitari che non rispondessero a livelli minimi di adeguatezza. Questo è il vero interesse dei cittadini.
Purtroppo azioni grossolane di lobby di questo genere gettano ulteriore discredito sulla nostra categoria.
Quello che però è assolutamente irritante è il fatto che in molti degli articoli pubblicati non ci si limiti ad un’oggettiva analisi della realtà ma si condisca il tutto di evidenti inesattezze sul mondo dell’odontoiatria.
Un recente articolo su Il Foglio da parte del presidente della Adam Smith Society italiana, l’Avv. Alessandro De Nicola è un esempio interessante di “pensieri in libertà” sulla mia categoria.
Scritto a nome di una società che fa del “free thinking” il suo motto è un vero peccato che nella traduzione italiana in questo caso più che di “pensiero libero” si tratti di “pensieri in libertà” cioè privi di riscontri concreti. L’articolo critica un’iniziativa che come ho già espresso considero errata (emendamenti ANDI) ma lo fa fornendo una serie di inesattezze prive di riscontro.
La prima inesattezza è l’affermazione che “…l’Università, pur avendo disponibilità più ampia ..” produca troppi pochi laureati. Purtroppo per varie ragioni complesse le strutture universitarie italiane in ambito odontoiatrico sono carenti, troppe sedi inadeguatamente strutturate, la media di tirocinio clinico effettuata dagli studenti è al di sotto degli altri paesi europei. Pensare che con le stesse strutture la disponibilità possa essere più ampia è non conoscere la realtà. L’Autore fa probabilmente riferimento ad una segnalazione dell’Antitrust al Parlamento nel 2009 relativamente alla gestione del numero chiuso. In quella segnalazione l’Antitrust faceva riferimento a dati del 2003-2004 del Ministero dell’Università (12 anni fa). Ora è evidente a chi abbia mai frequentato una qualunque struttura odontoiatrica universitaria italiana che i numeri a cui fa riferimento quel dato sono al di là dell’obsoleto numeri artefatti per ragioni varie. L’Autore tralascia del tutto casualmente i dati relativi al numero di studenti in Italia rispetto al resto d’Europa, così come il rapporto tra numero di esercenti odontoiatria e popolazione, dati che vedono l’Italia tra le nazioni europee con il rapporto più sfavorevole. Addirittura più avanti cita come numero complessivo di odontoiatri 23000. Questo è inesatto, gli abilitati sono almeno 60mila, gli esercenti presumibilmente 40mila. Numeri a vanvera usati contro di noi. La seconda inesattezza è che le strutture “sono sotto stretta sorveglianza delle ASL”. Le ASL non effettuano su centri e catene sorveglianza differente da quella che fanno su qualsiasi studio privato, ed in ogni caso questa sorveglianza è molto scarsa. La terza inesattezza è che l’indagine di Altroconsumo affermi che “La qualità, ovviamente, non può essere diversa, perché ad operare son sempre odontoiatri”. L’indagine di Altroconsumo del 2013 non fa affermazioni di alcun genere riguardo alla qualità in quanto non prende in considerazione nessun dato qualitativo ma solo prezzi. L’Autore su mia richiesta di precisazione relativamente a questi specifici aspetti afferma di “fornire molti dati” ma in realtà non supporta nessuna di queste affermazioni.
Al di là delle inesattezze in sostanza l’articolo è semplicemente militante nel senso di indicare una superiorità qualitativa delle prestazioni erogate presso catene di studi rispetto a singoli professionisti. Questo è del tutto strumentale. Tanta animosità e livore contro la categoria avrà certamente una spiegazione, al momento a me ignota.
Dimenticavo, in uno scambio di tweet con l’Autore, dopo risposte sue scortesi ed offensive rispetto a domande mie precise sui contenuti, ha risolto offendendomi, per bloccarmi subito dopo.
Niente male per un alfiere del “free thinking”.
Se un sedicente liberale blocca un interlocutore sui contenuti qualche dubbio sulle reali motivazioni all’origine delle argomentazioni esposte comincia a venire.
Caro Carlo, che le campagne mediatiche contro gli odontoiatri non siano un invenzione recente è evidente, ma sto cambiando opinione sul fatto che siano una semplice strizzata d’occhio alla cultura pop, che ci vede come il prototipo del medico arricchito sulle disgrazie altrui. Mi sembra troppo pressante perché il vantaggio possa essere una mera raccolta di consenso o un riempitivo piacione tra una notizia e l’altra. Non voglio correre il rischio di essere complottista, ma per quale ragione assistiamo al proliferare di questa pseudo-informazione da parte di personaggi altamente poco qualificati ad occuparsi di un problema complesso come quello dell’odontoiatria sociale? Che sia uno dei prossimi cavalli di battaglia elettorali per caso?? … Non sarebbe una novità il “Più dentiere per tutti” …. Ma che le dentiere siano servite effettivamente per guadagnare voti mi sembra indicare la luna e guardare il dito. E’ la realtà, secondo me, ad indicare chi sono i veri destinatari di questi messaggi odonto-razzisti: non i pazienti, che mi sembra abbiano ormai abbastanza capito come funziona, ma piuttosto i colossi bancari/assicurativi/altro (e nell’altro ci sta anche la malavita organizzata..) che non sanno più come fare a spremere capitali alla gente; e il messaggio è: ” se Voi ci fate eleggere, faremo in modo che le assicurazioni private coprano le spese odontoiatriche (come negli stati uniti) e faremo in modo che questa cosa passi attraverso le grandi catene e cliniche odontoiatriche private e pubbliche”; è un dato di fatto che ci siano interessi di tipo malavitoso e bancario nelle cliniche low cost e nei service, sono fatti di cronaca, non dati inventati o illazioni di un giornalista in vena di boutades… vedrai che tra poco vedremo uscire allo scoperto tanti bei paladini della privatizzazione che dopo aver elettoralmente venduto “Più dentiere per tutti” , si ricicleranno a vendere “Più assicurazioni sanitarie per tutti”, che fa più trendy. Un nuovo prodotto elettorale per spostare il problema dei costi sanitari sugli odontoiatri, affinché si redimano e passino dall’essere ladri ed evasori a dispensatori di salute odontoiatrica a proprie spese. Se vogliono continuare ad esistere, sennò.. soccombano e lascino spazio agli imprenditori odontoiatrici, che loro si, sanno come si fa a conciliare salute pubblica e rendimento. Perché il ciclo della vita politica è, come nella savana, a spese dell’ individuo meno protetto dal branco, quello più malaticcio, quello meno capace di riprodursi con successo. Praticamente, come l’Odontoiatra moderno: sempre meno protetto dalle associazioni di categoria (che a volte sembra addirittura far branco col predatore), sempre più indebolito dal sistema bancario e dalle tasse, sempre meno capace di riprodursi in una una nuova generazione di professionisti non solo abili ma anche consapevoli dell’importanza sociale che il nostro lavoro quotidiano comporta. Non sono allarmista, ma neanche condivido l’atteggiamento proposto di da qualcuno di “spostarsi e lasciare che il masso passi”.. Perché si, sicuramente, anche questo masso passerà e probabilmente non colpirà me o te o chi ha l’occhio lungo dell’esperienza e le spalle larghe di una professione consolidata, ma qualcuno colpirà. Gli odontoiatri giovani, ma anche, e soprattutto, i pazienti, coercizzati verso strutture di qualità necessariamente scarsamente qualitativa. Le ennesime pedine della politica. Io, di mio, nel mio studio, mi sono già portata avanti e di queste cose ai miei pazienti parlo senza pudore: perché se è vero che calunnia calunnia qualcosa rimane, non si vede perché la verità non debba avere la stessa forza della calunnia. E se a niente servirà, beh, io quantomeno si, mi sono spostata, ma della frana vi avevo avvisato.
Grazie Carlo per questo spazio e scusa le mie tante parole..