La ripresa dopo COVID19 è innanzitutto ripresa della fiducia nel fare cose normali.
In questo mese di maggio 2020 lentamente stiamo tornando alla normalità, riprendendo a poco a poco con fiducia crescente le abitudini di sempre. Tra le altre andare dal dentista per terapie e visite di routine.
Com’è andare dal dentista in epoca post-COVID19?
Durante la fase 1 della pandemia il nostro studio (come tutti gli studi dentistici) è stato aperto solo per le urgenze “indifferibili”. In fase 2 abbiamo ripreso a trattare tutti i pazienti.
Con che precauzioni stiamo lavorando?
Oggi si parla molto di controllo delle infezioni crociate in tutti gli ambiti. In realtà molti anni prima della diffusione del Coronavirus, gli standard di sicurezza negli studi odontoiatrici erano già estremamente elevati e studiati per prevenire tutte le potenziali infezioni crociate. Ricordate gli anni ’80? L’anno è il 1984 e lo “scandalo” Rock Hudson porta il grande pubblico alla “scoperta” dell’HIV. Fino a quegli anni le procedure di igiene degli studi dentistici erano piuttosto simili a quelle degli ambulatori medici. I medici giravano in pantaloni e cravatta, magari con camici aperti davanti. Ci si lavavano le mani ma i guanti non erano praticamente mai usati se non per le operazioni chirurgiche più complesse. Proprio dagli anni ’80 le norme di prevenzione delle infezioni crociate sono diventate estremamente stringenti. Da più di 20 anni tutti gli strumenti utilizzati sono sottoposti a cicli di sterilizzazione in grado di eliminare qualsiasi forma batterica e virale. Le fasi di sterilizzazione sono soggette a controlli quotidiani e settimanali molto rigorosi. Questo ha fatto si che in tutto il mondo anche durante la pandemia i dati di infezione di dentisti attivi professionalmente nelle aree di massima intensità di contagio siano rimasti molto bassi rispetto a quelli dei medici di base, nonostante una costante esposizione alla saliva dei pazienti.
Cosa succede allora con Covid-19 rispetto ai nostri protocolli di sanificazione?
Le informazioni attualmente disponibili ci dicono che:
- Il virus è meno resistente sulle superfici rispetto ai virus che da anni gestiamo
- Il virus è inattivato da disinfettanti specifici su base alcolica
- Il virus è inattivato dai cicli di sterilizzazione che normalmente vengono fatti
Tutto ok dunque? Ovviamente no (non vivremmo una pandemia di dimensioni epocali).
La differenza per gli studi dentistici con i virus del nostro passato recente sta nella trasmissibilità in modalità aerea. Il virus si trasmette nelle goccioline di saliva proiettate nell’aria da colpi di tosse o altro. Questo richiede da parte nostra sforzi aggiuntivi per il controllo dello “spazio aereo” (detto così suona un po’ “militare”, ma rende l’idea).
Abbiamo dovuto modificare una serie di procedure, con la finalità di controllare questo rischio aggiuntivo di trasmissione. Quello che è importante comprendere è però che nonostante questa trasmissione aerea, COVID19 non si trasmette come le onde radio, e nemmeno come un gas! Stiamo parlando di goccioline di saliva di una certa “grandezza”. Perchè ci sia contagio ci deve essere esposizione “importante”.
In concreto per controllare questo lavoriamo per “intercettare” potenziali goccioline di saliva, prima ancora di doverle disinfettare. Le modalità con cui questo viene fatto sono in primo luogo il “triage” dei pazienti, ovvero la verifica che non vi siano motivi di rischio nell’accesso allo studio. In secondo luogo i sistemi di aspirazione durante il lavoro clinico, che sono stati potenziati. Affianco a questo utilizziamo protezioni delle vie respiratorie degli operatori più “robuste” di prima (con mascherine più filtranti rispetto a quelle standard, tecnicamente si chiamano “respiratori FFP2“). Procediamo con il ricambio per ogni singolo paziente dello strato di protezione esterno dell’operatore (camici cambiati ad ogni seduta, così come mascherine e visiere), e abbiamo incrementato i tempi di disinfezione dei locali tra un paziente e l’altro più ampi.
In pratica con il “distanziamento” dei pazienti in fase di accoglienza e di segreteria gestiamo quello che potremmo chiamare un rischio “standard” (cioè quel tipo di rischio a cui siete esposti accedendo a un negozio, un supermercato o un qualsiasi luogo di lavoro), mentre con l’innalzamento delle già efficaci misure di protezione degli operatori e delle procedure di prevenzione dei rischi di contaminazione crociata dal lato clinico gestiamo il rischio specifico del nostro lavoro.
In certe procedure il nostro aspetto sembrerà decisamente un po’ impersonale, nel vero senso della parola, cioè potremmo sembrare letteralmente irriconoscibili. Non avremmo pensato in passato di lavorare sembrando un po’ palombari e un po’ astronauti della NASA!! Si tratta solamente di misure standard di protezione, che ci consentono di tornare a lavorare nella massima sicurezza, permettendoci di effettuare ogni terapia con tutta la fiducia necessaria.
Tutto questo per la vostra fiducia e la nostra e vostra sicurezza.
Gli standard di gestione sono quelli definiti in questo momento per la nostra professione a livello nazionale ed internazionale. In questi mesi abbiamo lavorato costantemente per seguire le raccomandazioni di gestione del rischio infettivo più aggiornate e più rigorose.
Dal punto di vista dell’aggiornamento il nostro studio è da molti anni considerato un punto di riferimento a livello internazionale, anche relativamente alle modalità di prevenzione dei rischi infettivi. Proprio per questo motivo nel corso di questa recente pandemia il dr. Carlo Poggio
è stato un relatore internazionale sulle nuove modalità di gestione dell’emergenza COVID19 negli studi dentistici in numerose occasioni di webinar internazionali.
Il dr. Poggio è anche da alcuni anni “global ambassador” per Slowdentistry, una realtà internazionale di studi di qualità fondata dal dott. Miguel Stanley di Lisbona. I principi di questa iniziativa sono legati al mantenimento degli standard di sicurezza nelle procedure operative degli studi dentistici.
Da molti anni infine siamo pionieri nell’utilizzo dei più avanzati sistemi di standardizzazione dei flussi di lavoro tramite cassette chirurgiche. Lo scorso anno siamo stati oggetto di un “case study” per la nostra esperienza di 20 anni di utilizzo dei sistemi considerati oggi fra i più avanzati. L’utilizzo di cassette pronte per ogni procedura consente di semplificare il lavoro, ridurre i rischi di contaminazione e avere per ogni singolo paziente tutto quanto serve in un unico contenitore sterile.
In parole povere: da molti anni ci occupiamo ogni giorno della vostra e nostra sicurezza, già da molto tempo prima che arrivasse COVID19.
Oggi con la stessa attenzione di sempre al dettaglio, alla qualità ed all’eccellenza delle terapie continuiamo a dare il nostro meglio, per guadagnare ogni giorno la vostra fiducia. Siamo certi che con il vostro coinvolgimento attivo ogni problema legato alle procedure di sicurezza sarà superato, e anche questa fase sarà superata.
Vi aspettiamo per continuare le vostre terapie