Studio Dentistico Poggio - Dentista a Milano, Duomo

Un bel sorriso è un sorriso sano?

17 Gen 2025

Cosa serve per avere un sorriso sano? La bellezza del sorriso si associa a valutazioni che immediatamente collegano il bello all’idea di salute. Più in generale idealmente colleghiamo al bello il concetto di sano.
“Sorriso bello” uguale a “sorriso sano”.
Guardando un volto istintivamente siamo portati ad associare un sorriso armonioso e bello ad una idea di salute e di pulizia della persona.
Pensiamo allo storico film con un Alberto Sordi “dentone” che doveva faticare tremendamente per lavorare in televisione a causa di un brutto sorriso, o restando nel cinematografico ma più recente “Bohemian Rapsody” al cantante Freddie Mercury a cui a causa di brutti denti furono inizialmente proposte terapie complesse da lui non accettate.
Nel film i compagni di band di Freddie gli dicono che con quei denti non potrà mai avere successo.
Studi scientifici recenti sulla comunicazione  non verbale ci dicono che la percezione del significato di un bel sorriso a seconda delle aree geografiche del mondo si estende all’idea di intelligenza ed all’idea di onestà (singolarmente in Italia un bel sorriso è più associato all’idea di onestà che non a quella di intelligenza, nei paesi nord Europei viceversa a entrambi).
Nel nord America all’idea di bel sorriso si associa un idea di miglior performance economica, da cui la forte spinta verso trattamenti estetici (faccette in ceramica per ricostruire la parte esterna del dente, sbiancamenti dentali per denti sempre più bianchi).
In Europa ed in Italia la richiesta estetica è ancora all’interno di parametri di relativa normalità. Si parla a volte di estetica “hollywoodiana” e di estetica europea ad indicare un bello non eccessivamente stereotipato ma in armonia con il volto e l’individuo.
L’importanza della terapia e della prevenzione relativamente al sorriso e dunque alla bocca in senso più ampio ha quindi a che vedere sia con lo stare bene (brutto sorriso, brutti denti, malattie dei denti, dolore) che con l’essere percepiti bene (bel sorriso, bella persona)
In concreto un bel sorriso è certamente prima di tutto un sorriso sano, quindi il raggiungimento del “bello” passa per controlli regolari e appuntamenti periodici di igiene orale presso studi dentistici, viceversa in presenza di problemi a denti e gengive (una bocca “non sana”) normalmente mancherà anche la bellezza, saranno necessarie terapie per curare i problemi presenti, le stesse terapie potranno essere orientate al miglioramento dell’estetica. Ma è importante aver chiaro che un sorriso sano può anche non essere esteticamente ideale.
è importante aver chiaro che un sorriso sano può anche non essere esteticamente ideale
Per questo motivo, in presenza di salute orale, la realizzazione di miglioramenti del sorriso in senso estetico va sempre valutata nell’ottica di terapie che non siano inutilmente distruttive o irreversibili, soprattutto in soggetti giovani dove una terapia estetica non adeguatamente gestita potrebbe creare nel corso degli anni la necessità di ulteriori e più complesse terapie. Il raggiungimento di estetica a danno della salute dei denti è purtroppo un evento non occasionale e di recente sempre più frequente.
Su questi temi ho avuto modo di esprimermi di recente in una intervista su Rai Radio 1 con la giornalista Annalisa Manduca, nel ruolo di presidente 2019-2020 della Accademia Italiana di Odontoiatria Protesica, la società scientifica che da 40 anni raduna i dentisti italiani più competenti in materia di protesi.

Dentisti eccezionali “online” e nel mondo reale

Di prassi la più banale delle cose nell’epoca dei social media diventa  “eccezionale“.  Fra i dentisti la più semplice delle terapie grazie alla comunicazione diventa “straordinaria“, un  evento qualunque “imperdibile” se non “l’evento dell’anno“. Una terapia estetica corretta nella forma quanto spesso nella sostanza indifferente è ovviamente “life changing“, normale deontologia certamente “odontoiatria etica“. La più becera delle iniziative commerciali è “il corso che cambierà la storia“. Online esistono solo “dentisti eccezionali”.

Tutta questa “straordinarietà” ovviamente si può misurare in likeshare e altri parametri di  eccellenza apparente ormai contabilizzabili in decine e centinaia di migliaia, dunque comparabili e apparentemente spendibili. Le iperboli si sprecano, la storia si rivoluziona, la scienza si fa e si disfa, ogni giorno, 24 ore su 24, nei post di Facebook. Il Belpaese degli otto milioni di baionette è ovviamente all’avanguardia dell’iperbole.

Ogni cosa online è, insostenibilmente, eccezionale.

Questo ovviamente in ogni campo, è di questi giorni il fallimento di un evento musicale definito a priori “imperdibile” con il beneplacito interessato di “influencer” potenti quanto comprabili.

La scorsa settimana viaggiando per  “turismo odontoiatrico alla rovescia”, (qualche migliaio di km per conferenze seminari e congressi) ho incontrato persone che, per chi mi legge online, causa inflazione del termine non posso certo definire eccezionali, ma che hanno indubbiamente fatto la storia nel mio campo. A Philadelphia ho tenuto un seminario agli studenti di Ernesto Lee, direttore del programma di Perio-Protesi della Penn University, programma che fu creato da Morton Amsterdam, forse uno dei corsi di specializzazione in odontoiatria più famosi nel mondo.  Nella stessa università ho tenuto una lezione agli studenti di Jeff Ingber, una persona che con una pubblicazione storica sui rapporti tra ortodonzia e parodontologia nel 1974 ha aperto prospettive di terapia interdisciplinare tuttora fondamentali.

Sarasota ho partecipato al 99mo congresso dell’Academy of Prosthodontics, la più antica società scientifica di protesi del mondo, una società cui si partecipa esclusivamente su invito, che raggruppa circa 150 soci (fellows). Ho avuto l’onore di esservi accolto come “associate fellow“, il primo gradino associativo, nella stessa cerimonia di investitura di persone del calibro di Jean Francois Roulet, uno dei moderni padri dell’adesione dentale, e di Christophe Hammerle, direttore del dipartimento di Protesi dell’Università di Zurigo.

A ogni congresso immediatamente prima dell’installazione dei nuovi “fellows
l’Academy rende omaggio ai soci scomparsi. Nell’ascoltare la commemorazione resto colpito questa volta da quanto viene ricordato per uno di questi: dentista di livello, persona carismatica tra i colleghi, negli anni ’50 contemporaneamente  al percorso professionale rimarchevole riveste responsabilità pubbliche fino ad essere sindaco della sua cittadina, dove si distingue per la sua attività contro la segregazione razziale, prende posizione per contrastare episodi di corruzione e altro ancora.

Abbastanza stimolante per me per cercare informazioni su Google tra un break e l’altro e restarne affascinato, purtroppo a posteriori. Quanto leggo è abbastanza per me per definire una persona realmente eccezionale.

Venerdì mentre aspetto la cena finale del congresso una signora anziana ed elegante nei suoi capelli bianchi, incuriosita mi chiede chi fossi, mi son presentato semplicemente come l’ultimo nuovo associate fellow,  dall’Italia.

Ginny, come mi ha chiesto di chiamarla, con sorriso aperto e sguardo di accoglienza dice: “Mio marito è stato per molti anni fellow dell’Academy, questo è il primo anno che non è potuto venire perché è in Paradiso“.

Tra il timore di fare una gaffe e uno strano emozionante presentimento chiedo: “…forse quell’uomo che ho sentito commemorare all’inaugurazione del congresso?”. Vedendola sorridere le dico quanto mi abbia colpito e come fosse stato emozionante e realmente di ispirazione sapere di entrare a far parte di un gruppo che aveva avuto al suo interno persone di tanto spessore.

Alle mie parole Ginny, Virginia Long, vedova del dr. Hart Longlife fellow dell’Academy, già sindaco di Daytona Beach, scomparso a 96 anni il 6 ottobre 2016,  guardandomi si è commossa, mi sono commosso anch’io, mi ha abbracciato calorosamente, i suoi occhi pieni di lacrime non alteravano minimamente l’impressione comunque sorridente e positiva del volto.

Se di una settimana di vita nella memoria può restare un solo minuto di questa settimana intensa so che resterà quell’abbraccio.
Più tardi vedendola ricevere l’unica lunghissima standing ovation della serata in mezzo a più di cento dentisti da tutto il mondo realmente eccezionali,  ho realizzato quanto sia stato fortunato il mio incontro.

Porto a casa il ricordo caldo e umano, l’emozione commossa di un incontro indiretto ma allo stesso tempo fisico con una Persona Eccezionale.

Nella vita reale per fortuna l’eccezionale è evento raro che quando si incontra lascia traccia.